Machete (rivista)

Assoluto

aprile 2008

È certo che l’uomo ha inventato Dio affinché la sua miseria fosse difesa da qualcuno più grande di lui: Dio è l’antitesi dialettica delle imperfezioni umane. Le entità ideali servono da compensazione alla miseria, per questo le qualità date agli dèi descrivono per contraddizione i difetti e la bassezza del creatore degli dèi.

L’assoluto è la somma delle compensazioni della miseria umana. Per creare una nozione così perfetta, l’uomo ha dovuto rinunciare al proprio miserabile contenuto. L’assoluto è potente perché è perfettamente vuoto: è grazie a questa caratteristica che rappresenta il colmo della verità. Nulla si può dimostrare attraverso l’assoluto: l’assoluto è precisamente la verità suprema che resta indimostrabile. Possono essere dimostrati solo i dettagli, le pause. Ma, per l’appunto, questa impossibilità di provare l’assoluto lo rende inattaccabile. È impossibile smuovere una menzogna che, non avendo oggetto, non può essere rapportata a niente: in effetti la menzogna può essere constatata solo se un oggetto, facile da cogliere a colpo d’occhio, non appare conforme, il che equivale a dire in casi senza importanza. La menzogna, limitata da un oggetto forse provato, ma mai l’artifizio di una costruzione, perché questa esclude l’oggetto. È così che le opere d’arte sono indimostrabili per il fatto d’essere separate, come l’assoluto, dall’oggetto.

L’assoluto è il più grande dispendio di forze fatto dall’uomo; cerca poi di ripescare le forze perdute per mezzo di preghiere: dove si vede che l’uomo non sopporta le proprie forze, essendo costretto a separarsene per trovare un equilibrio. Bisogna aggiungere che l’uomo ha prima di tutto paura di se stesso e delle sue creazioni, delle entità immaginarie che ha separato da sé. È perciò che fa di tutto per dimenticare i suoi sogni, perché teme la sua anima divagante. Credo che l’uomo abbia meno paura al cospetto dell’Universo che di se stesso, perché non conosce il mondo ma solo un minuscolo angolo.

L’assoluto ha costituito la più grande impresa dell’uomo, il quale grazie ad essa ha superato lo stadio mitologico. Ma è stato al tempo stesso la sua più grande disfatta, perché inventava qualcosa di più grande di lui. L’uomo ha creato la propria servitù. Questo assoluto è identico al vuoto e a ciò che non ha oggetto. È così che l’uomo muore attraverso l’assoluto, che è al contempo il suo mezzo di libertà. L’uomo si uccide, assassinato dai propri feticci, la cui esistenza è più o meno situata nell’assoluto.

Sembra che la filosofia sia la degenerazione dello stato mitologico: in effetti, nell’epoca filosofica l’assoluto si è indebolito a tal punto che ha bisogno di essere dimostrato. Le cose, la cui debolezza è tale che dopo averle accettate alla leggera bisogna ancora dimostrarle, sono definite fatti di scienza o di conoscenza.

Gli dèi assoluti erano all’inizio gli antenati dei governanti, che si divinizzavano per accrescere la servitù e il timore. L’assoluto neutro è, come il denaro, uno strumento di potenza: l’uno e l’altro possono essere cambiati in qualsiasi cosa poiché non possiedono qualità precise. L’assoluto appartiene ai capi, ai preti, ai pazzi, agli animali e alle piante. Da una parte i potenti e i re, dall’altra gli esseri senza alcun potere, interamente separati dagli oggetti e liberi per la stessa loro povertà.

La potenza dell’assoluto si mostra nella sua identità con l’incondizionale. È stato assimilato all’essenza e allo stesso essere, ed è attraverso l’assoluto che si diventa immortali. Quanta paura della morte! Si devono iniziare a vedere le parole attraverso la morte, per diventare spiriti immortali come queste. Le parole, create dall’uomo, diventano i suoi incubi e le nozioni sono le camere di isolamento dei logici; è attraverso le nozioni che si imbroglia la durata.

L’assoluto appartiene ai tipi tettonici-estatici; l’«uomo-serpente» di oggi crede unicamente al suo «io» banale e piatto: è così che ha trovato la forma più volgare dell’assoluto e una libertà che, dopo aver dimenticato la morte, ha cessato di essere limitata da «tabù» ed è solo meschina e volgare.


Consultato il 26 marzo 2018 su digidownload.libero.it