#title Il Primo Maggio #author Machete (rivista) #LISTtitle Primo Maggio #SORTauthors Machete (rivista) #SORTtopics 1° maggio, Machete n. 2, sindacalismo #date aprile 2008 #source Consultato il 26 marzo 2018 su [[http://digidownload.libero.it/guerrasociale.org/machete2.pdf][digidownload.libero.it]] #lang it #pubdate 2018-04-03T22:51:35 Primo Maggio. Festa nazionale e internazionale dei lavoratori, del Proletariato organizzato. Il “25 aprile” della classe operaia sindacalizzata. L’anniversario tragicomico di qualcosa che verrà... Primo Maggio: prologo. Nella chiesa arcivescovile ha luogo la grande cerimonia: i grandi preti, che sono stati delegati verso altri luoghi, sono assenti. La Tribuna è affollata. Lo spazio è invaso. Spuntano le teste più spassose. Un assessore, delegato e segretario di chissacosa, si pavoneggia con una vistosa cravatta sul petto e, con la sua bella decorazione ed il suo faccione illuminato, offre la nota più confacente. Compaiono solitari in curiosa sfilata gli eterni secondi ruoli o i futuri primi. Dietro le quinte, si indovinano gli influenti macchinisti che truccano il sistema. Alcuni operai regolari, un centinaio al massimo, sono giunti per spirito di combattività, o per spirito di dovere. Qualcuno, sincero, crede ancora di lavorare per la propria emancipazione. Bizzarra insalata in cui si dimenano le locuzioni Proletariato organizzato, Rivendicazioni operaie, Giornata delle otto ore... Sono tutti presenti: il Padronato, gli Sfruttatori, gli Sfruttati, i Delegati, la Camera sindacale... si condiscono davanti ai nostri occhi. Si ha l’impressione di udire un disco messo su, ripetutamente, da un meccanismo a tempo, ma i cui solchi consumati permettono di far intendere solo qualche parola. Non manca nulla, né gli osanna agli eroi sopravvissuti, né il ricordo dei martiri caduti. Ogni tentativo di serio dibattito è impossibile. Non si è presenti in massa per conoscere e conoscersi ma, si dice, per impressionare il padronato. Bisogna essere d’accordo per forza, *tutti amici*, *tutti fratelli*, affinché la stampa non possa dire che esistono disaccordi. Si lavora per la platea. Ma chissà se domani la stampa menzionerà il numero di persone alticce in tribuna. Chissà se descriverà gli eccezionali menù dei bar nel raggio di un chilometro dalla Camera del Lavoro. Chissà se conterà il numero di uomini tornati a casa di notte con la pancia piena e la borsa vuota. Di fronte alla Camera del Lavoro è tutto un rosseggiare... Emancipazione operaia ad opera dell’organizzazione sindacale! Lasciamo perdere.... Prima o poi, immancabile, giungerà il momento della canzone. E non è tanto la folla a voler cantare. Sono i leader. Saranno loro a lanciare dagli altoparlanti il solito inno. Bisogna cantare al popolo. Non tutti si sforzano di farlo, cogliendo bene il ridicolo di questo cantico senza grazia fra quattro mura di rassegnazione, che dà un carattere sdolcinato alla cosiddetta lotta di classe... ma cosa fare di fronte a tanta incoscienza e cecità? La commedia è terminata. Gli onesti lavoratori si disperdono e se ne tornano a casa. Anche per quest’anno hanno celebrato il loro sfruttamento bestiale. È la festa del proletariato organizzato. È il Primo Maggio.